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Quante volte mi hanno detto "l'ho comprato su Amazon" con quel tono soddisfatto di chi ti vuole trasmettere che a lui non la si fa, che ha fatto l'ennesimo incredibile affare.
Mi guardano dritto negli occhi, fieramente inseriti nel tapis roulant del consumismo che necessita, ogni giorno, ma che dico ogni ora, click compulsivi per comprare l'ennesima stronzata che durerà giusto il tempo di un caffè.
E' questione di abitudine, l'uomo si adatta, studia nuove strategie al mutare dell'ambiente circostante. E' la nostra forza ma anche la nostra grande debolezza.
Ci hanno abituato a far arrivare tutto quello che desideriamo (il necessario più una notevole quantità di superfluo) in pacchi senza nemmeno più il gusto della sorpresa. E' tutto tracciato nei minimi dettagli, il pacco diventa il nostro figlio adottivo che finche non arriverà a casa ci lascia l'anima in pena. Non è stato immediato ne semplice toglierci l'abitudine di far muovere le gambe per andare a prendere la carne dal macellarlo o i vestiti nelle boutique, ma oggi il traguardo è stato raggiunto.
Ordinare con l'app e poi aspettare spaparanzati sul divano è diventata la normalità, non ci si cura più su quali effetti negativi questa nuova abitudine commerciale ha per il proprio quartiere, per la città in cui si vive. Vediamo solo la comodità, ci guardiamo beatamente l'ombelico del desiderio che necessita continue e immediate soddisfazioni.
Mentre voi continuate a scorrere e ordinare "roba" mi permetto l'arduo compito di scoperchiare il vaso si Pandora di cosa sta producendo e produrrà nel tessuto sociale cittadino.
Il primo effetto è lo sviluppo di una sorta di dipendenza da consumo. Se tutto quello che si desidera è semplice, veloce e a basso costo tenderemo a continuare a ricercare questa perenne fiera della vanità che ci attrarrà con la gamification, sconti, offerte, e tutte le diavolerie del marketing che ben sappiamo ma che non riusciamo a ignorare. Più siamo alla ricerca online di oggetti da comprare più ci isoliamo, non vivendo più la liturgia che ci spingeva a ricercare le cose che ci piacevano in mercatini super affollati o in negozi di quindici metri quadri e che compravamo non tanto perché erano a basso costo ma per quanta era stata la fatica nel trovarli.
Non desideriamo più nulla perché non ci diamo più il tempo di sognare e sperimentare.
Il secondo effetto e forse quello più preoccupante: la strage delle attività commerciali. In Italia chiudono 4 negozi ogni ora. Comprando sempre di più online le città stanno perdendo sempre più negozi che oltre a svolgere un servizio ai quartieri sono anche dei luoghi di attività sociale. Le piccole attività commerciali sono la terza via della socialità cittadina, mettendosi in mezzo tra la casa e il posto di lavoro. Al bar come all'edicola, si chiacchierava, ci si confrontava su tutto tenendo vivo il legame tra gli abitanti fondamentale per sentirsi una comunità. Senza un'identità comune le città letteralmente muoiono, diventano deserti di asfalto ed edifici vuoti, vengono private della loro vitalità.
Stiamo assistendo silenziosamente a questo processo di desocializzazione che acuirà il nostro senso di solitudine, ci farà perdere ulteriormente la bussola su dove andare per incontrare le persone, fare nuove conoscenze, parlare con qualcuno in carne ed ossa. Ogni negozio chiuso è una coltellata mortale alla coesione sociale, un imbarbarimento dei quartieri che si stanno trasformando in dormitori per turisti o lavoratori.
La politica non sta facendo nulla a riguardo, ha lasciato che il mercato la proprietà privata, si prendesse tutto e così gli edifici commerciali falliti rimarranno lì per anni ed anni in attesa di un nuovo investitore, sottratti alla vita della comunità con l'impossibilità di essere riconvertiti in servizi utili per le persone. Nell'attesa verranno vandalizzati, diventeranno luoghi per drogati o senza tetto perché meglio una struttura fatiscente che riconvertita al pubblico utilizzo.
Sta succedendo la stessa sorte ai bancomat che anche qui, nel silenzio generale, stanno venendo chiusi ad un ritmo vertiginoso. Non è improbabile che nel prossimo futuro sarà molto difficile prelevare contanti dal proprio conto bancario. Sarà un profetico paradosso: non avremo più la libertà di utilizzare i contanti o i pagamenti digitale ma quasi esclusivamente quest'ultimi.
Aldilà delle polemiche ideologiche il denaro contante è una forma di libertà che ci sta venendo tolta.
E' la dittatura digitale che sta plasmando la società, la piattaforma unica in cui le metodologie e i processi vengono decisi dalle multinazionali che impongono standard unilateralmente senza che il cittadino possa dire nulla. A pensarci bene non siamo più cittadini ma consumatori che pretendono solo un servizio al minor costo e che sia appagante. Non ci interessiamo più di politica (che non vuol dire solo andare a votare, ma pensare a che modello di società abitare e con quali valori) ed anche in fatto di diritti siamo in caduta libera.
Bill Gates aveva suggerito di tassare i robot per rallentare la costante perdita di posti di lavori nel mondo. Bisognerà presto farlo anche per gli e-commerce se ci stanno ancora a cuore la vita e la storia delle citta italiane, se vogliamo vivere in luoghi popolati di umanità, in cui camminare in quartieri vivi, dove al primo posto ci sia la relazione sociale e non l'efficienza del profitto.
Mi preoccupa questa indifferenza per un tema così cruciale a cui non stiamo dedicando che il tempo di una rapida lettura nella nostra rassegna stampa quotidiana.
Per cui sosteniamo attivamente i piccoli commercianti, facciamo dieci minuti di camminata in più per andarli a trovare anche solo per fare quattro chiacchiere, fargli sentire la propria vicinanza fisica, il nostro sostegno morale. E' un dovere di tutte le persone a cui sta a cuore il proprio quartiere che non si rassegnano a utilizzare esclusivamente i servizi digitali che sono indubbiamente utili ma possono farci risvegliare in delle città in cui nessuno ci guarda nemmeno più.
IN BREVE 💥
Resistenza. Dalla Nigeria passando per Campi Bisenzio ci sono ancora lavoratori che non si piegano a salari bassi o ai licenziamenti in massa per mezzo email. Storie tristi che nascondono anche il seme della speranza, che ci insegnano che è sempre giusto combattere per i propri diritti, non abbassare mai la testa, lottare per una causa comune. In parole povere: fare resistenza.
Dimenticanze. Repubblica pubblica una lettera dell’accademico britannico Denis MacEoin in difesa di Israele. Peccato che MacEoin è morto nel 2022 e la lettera è stata scritta nel 2011. Tra smentite, scuse e sfiducia al direttore Molinari si naviga a vista in quello che fu il quotidiano che dava del filo da torcere al Corriere della Sera. Bruttissima fine.
Roulette. Quasi quasi me la perdevo la fine della diatriba tra Fedez e Luis Sal per il controllo del podcast Muschio Selvaggio. Per farla breve ha perso Fedez e bisognerà capire se Muschio Selvaggio subirà la stessa sorte mediatica della Bobo Tv morta dopo la separazione tra Vieri e gli altri tre. Se ciò dovesse avvenire, avremo la prova definitiva che si ascoltano le persone e non i loro contenuti.
COSE BELLE DA LEGGERE, VEDERE, ASCOLTARE 💚
La scomparsa dei marciapiedi (Rivista Studio)
Tyranny - Monografie satiriche sui cattivi della terra (Spotify)
I Sigur Ros sono una band bellissima (Youtube)
COSE BELLE PER CUI COMBATTERE 🦾
Salviamo Officina Pasolini (firma qui)
Riportiamo in Italia Ilaria Salis (firma qui)
In difesa del parco Don Bosco (bologna today)
Siamo arrivati alla fine, spero di avervi fatto riflettere sugli effetti negativi del commercio digitale 🤖 In ogni caso ci risentiamo lunedì prossimo per nuove idee e spunti di riflessione, buona settimana!
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