Eravamo rimasti alla Riley bambina che, faticosamente, era riuscita a prendere confidenza e infine a maneggiare le sue prime emozioni: Gioia, Rabbia, Tristezza, Disgusto, Paura.
Nel mondo interiore di Inside Out, il subconscio è rappresentato da isole in perenne comunicazione tra di loro ma di diversa forma e vitalità. Nella Riley bambina l'isola della famiglia era predominante, alimentata dai ricordi che alimentavano il suo albero della personalità.
Le emozioni gestivano questo mondo, alternandosi al comando della sala di controllo in base all'esperienze di Riley.
Gioia, l'emozione guida, era riuscita con la sua positività a sbrogliare situazioni ingarbugliate con l'aiuto di tutti, perché nessuna emozione è inutile o dannosa l'importante è saperle individuare e gestire al meglio.
Ero curioso di vedere il secondo capitolo di Inside Out con una Riley cresciuta e alle prese con la prima vera sfida della sua vita: l'adolescenza.
La trama di Inside Out 2 è piuttosto semplice e serve a introdurre e spiegare le nuove emozioni che inevitabilmente reclamano spazio nel subconscio di Riley.
L'adolescenza arriva all'improvviso e senza preavviso e i genitori di Riley lo scoprono ben presto, vedendo loro figlia da bimba tranquilla a ragazza dalla pronta risposta piccata.
E così alle emozioni primarie fanciullesche compaiono i nuovi coinquilini della sala di controllo: Ansia, Ennui (Noia), Imbarazzo, Invidia. A prima vista alle prime cinque emozioni caratterizzate in modo semplice e lineare si contrappongono le ultime cinque molto più complesse ed enigmatiche. Anche il mondo interno di Riley subisce notevoli cambiamenti che confermano che la crescita comporta complessità e incertezza gestibile solo da una console dai mille pulsanti.
Senza spoilerare troppo Railey è una giocatrice di hockey provetta che insieme alle sue due amiche del cuore Bree e Grace e nonchè compagne di squadra ricevano un invito ufficiale a partecipare a un camp estivo per cercare di entrare nelle Firehawks.
“- Una nuova emozione! Wow!
- Oh, mi dispiace! Noi volevamo fare una buona impressione.”
Questa apparente opportunità positiva sarà il preludio allo scontro dei due team di emozioni capeggiati da Gioia e Ansia. Trovo geniale che queste due emozioni guida cerchino di influenzare le scelte di Riley dando priorità o al presente o al prossimo futuro. Gioia che spinge a dare fiducia all'amicizia con le sue due amiche mentre Ansia lavora incessantemente al senso del controllo per essere accettata dalle giocatrici delle Firehawks.
Team Gioia e Team Ansia si contendono l'albero della personalità di Riley che sviluppatosi con la convinzione di essere una brava persona subirà notevoli cambiamenti, a volte traumatici, perché le situazioni della vita sono diventate ingestibili per una personalità da bambina.
Questo scontro di emozioni produce in Riley sensi di colpa, colpi bassi, notti insonni, imbarazzi malcelati e rifiuto del mistero e dell'attesa. Esperienze forti con perdite e scelte difficili da fare ma necessariamente formative per capire e amalgamare dieci emozioni.
“Ciao! Oh, cielo! Io sono Ansia. Dove metto le mie cose?”
Ansia che prende completamente il controllo di Riley per illuderla che con la sola ragione si può risolvere tutto ma la troppa foga di controllare ogni aspetto dell'esperienza che si sta vivendo produce solo un loop senza fine e Gioia la riporta alla spensieratezza del viversi il momento.
Tutte le emozioni capiscono che anche i ricordi più brutti e negativi non devono essere fatti sparire dai ricordi ma analizzati e gestiti per formare un albero della personalità muta forme in cui convivono molte sicurezze di se stessi e non un'unica forma.
Menzione d'onore a Nostalgia emozione a forma di vecchina che compare con i suoi ricordi del tempo passato e fatta sparire da tutte le altre emozioni che le ricordano che Riley ha solo 13 anni e non è il momento giusto perché lei appaia.
Inside Out 2 è sicuramente più lento del primo film ma lo trovo normale visto che non è facile far dialogare ben dieci personaggi e raccontare la complessità dell'adolescenza.
“Grandi cambiamenti. Nuove emozioni.”
Di spunti di riflessione il film ne da molti e trovo indispensabili che genitori e figli lo vedano insieme e poi aprano un confronto schietto e sincero sulle emozioni.
Ma questo film è consigliato a tutti per iniziare a capire le proprie emozioni.
Viviamo in un periodo storico che sta cercando in tutti i modi di non fare i conti con il proprio io più profondo, sostituendolo con l'io superficiale, quello frivolo e sempre giocoso che ricerca spasmodicamente il consenso altrui e la felicità effimera di pochi secondi.
Vedo molti e molte Riley bambina, con solo cinque emozioni in corpi da adulti che ascoltano l'unica emozione che reputano interessante: Gioia.
Non possiamo vivere sempre spensierati e allegri, non ce lo permette la vita, non ce lo permettono le nostre esperienze, non ce lo permette il nostro senso di sè che per essere sano e forte deve avere molte sfaccettature.
Molti alberi della personalità sono cresciuti male, con un'unica forma che ha prodotto un fusto secco incapace di sostenere una crescita sicura che sappia contrastare gli ostacoli della vita.
Quanti adolescenti (e non solo) al primo no vero perdono il controllo di chi sono, l'abisso inghiotte le poche certezze costruite a fatica in anni di soli consensi?
Non c'è bisogno di leggere la cronaca nera, basta parlarci per capire che dietro l'apparenza curata nei minimi dettagli si celi una pochezza di ricerca delle proprie passioni che ci spingono a ricercare la vera essenza di noi stessi e quindi alla felicità.
Inside Out 2 prova a scuotere la nostra sala di controllo delle emozioni, cerca di dirci quanto complessi siamo e non c'è mai un giusto e uno sbagliato a prescindere ma solo il comportamento giusto che dobbiamo perseguire per non snaturarci ma per farlo dobbiamo capire realmente chi siamo.
Non è facile ma per essere felici bisogna saper, anche, soffrire.
IN BREVE 💥
Trash. Ti rilassi un attimo e passi dall’affare Sangiuliano - Boccia al dissing musicale tra Tony Effe e Fedez. Il livello culturale precipita sempre più in un vortice che sembra senza fine. E’ tutto così confuso, inutile, insensato che faccio fatica a interessarmene. Per parteggiare per qualcuno, poi, non se ne parla proprio.
Male. La capoccia greca gestisce il club di calcio come un’azienda e litiga con l’allenatore che ha il piccolo difetto di essere una bandiera della tifoseria da sempre. La donna ci va giù pesante e lo manda via in modo brusco e repentino. I tifosi la insultano e la minacciano talmente tanto che lei prima riceva una scorta e poi si dimette. Tutti sconfitti: società, squadra, allenatore e tifosi. Questi sono i danni di quando la finanza entra nel mondo del calcio.
Assuefatti. Leggiamo senza più sorprenderci di uccisioni quotidiane in famiglia sempre più crudeli e senza un senso. E che dire dell’allargamento della guerra al Libano mentre nella striscia di Gaza la carneficina continua senza sosta. Le alluvioni accettate per fato. Notizie come tante, sembra che non abbiamo più la forza di sdegno, di dire basta e soprattutto di reagire. Un brutto segnale per questi tempi così turbolenti.
COSE BELLE DA LEGGERE, VEDERE, ASCOLTARE 💚
In giro per Milano con i poeti, come Raboni (Il Post)
Slow Horses non ha tempo da perdere (Rivista Studio)
End the complicity! (Youtube)
COSE BELLE PER CUI COMBATTERE 🦾
Salviamo Officina Pasolini (firma qui)
In difesa del parco Don Bosco (bologna today)
Libertà per Nicoletta Dosio (firma qui)