Un tempo la musica era vista come un tempio, inaccessibile ai molti, ma sacra scuola per i pochi eletti, selezionati da anni ed anni di gavetta in giro per locali che sembravano più topaie che palchi, con in premio un piatto caldo e tante pacche sulle spalle oppure insulti e imprecazioni provenienti dai quattro gatti che ti stavano ad ascoltare.
I musicisti erano visti come i nuovi profeti, artisti che componevano poesie con le note, i cui testi raccontavano una storia, lanciavano messaggi politici e lasciavano il segno a chi li ascoltava. La musica come appartenenza sociale, sceglievi la tribù e i suoi valori a cui saresti rimasto fedele: chi ascoltava rock disprezzava la musica pop.
Ogni genere aveva i suoi riti, il suo vestiario, il suo lessico in perenne contrapposizione con il mondo.
Poi nel 2004 un'impresario musicale, Simon Cowell, si mise in mente di abbattere i portoni del tempio, aprire la musica a tutti con la convinzione che troppi talenti si stavano disperdendo non avendo mai avuto un'opportunità.
Nasce così The X Factor e più in generale l'era dei talent show. Il format della trasmissione si basa su un grande fraintendimento: la parola talent non è da intendersi come "la ricerca delle persone con più talento musicale" ma in realtà nasconde “la ricerca dai costi bassi ma dal rendimento altissimo dei personaggi musicali che piacciono al pubblico”.
Dopo oltre quindici anni di The X Factor possiamo affermare che sono state proprie le major musicali a capire che con i talent show i musicisti si potevano creare a tavolino attraverso una ricerca di mercato a livelli, confezionata all'interno di una trasmissione di intrattenimento dalla meccanica scontata e ripetitiva.
Non è un caso che The X Factor sia stato ideato da un produttore musicale e non da un musicista.
Il format è stato esportato con successo anche in Italia, creando cosi X Factor Italia che è giunto alla diciottesima edizione (l'originale The X Factor ha chiuso i battenti nel 2018).
Nel 2012 la vincitrice fu Chiara Galiazzo che ebbe un trionfo fin dalla sua prima puntata. Voce potente ma delicata, esprimeva quel Fattore X tanto decantato. Con l'inedito Due Respiri conquistò giudici e pubblico. L'unico difetto di Chiara era una certa staticità sul palco, aveva la posa statuaria tipica dei cantanti degli anni '60 che mal si conciliava con lo show business.
Il successo di Chiara continuò anche dopo X Factor riuscendo a andare anche al festival di San Remo per ben tre volte: nel 2013 ottiene l'ottavo posto con Il Futuro che sarà, nel 2015 il quinto posto con Straordinario e nel 2017 il quattordicesimo posto con Nessun posto è casa mia.
La ragazza padovana laureata in Economia a Milano con la passione per la musica che venne scartata per ben due volte ai casting di Amici di Maria De Filippi e dalla quinta edizione di X Factor, ce l'ha fatta.
Chiara aveva coronato il suo sogno.
Purtroppo i talent show nascondono un lato oscuro che le migliaia di giovani che guardano la musica come una bellissima utopia per il successo e la gloria non colgono: producono cantanti con la data di scadenza.
Dal 2017 in poi Chiara Galiazzo a poco a poco sparisce dalla scena musicale, i suoi pezzi che prima facevano milioni di visualizzazioni ora non raggiungono più nemmeno il milione. La produzione musicale si ferma o quasi. Il pubblico che fino a poco tempo prima l’adorava adesso batte le mani al nuovo vincitore che appare più fresco e alla moda.
Arrivando ai giorni nostri Chiara Galiazzo si sfoga in un video apparso sui suoi canali social
La ragazza spensierata e sognatrice di X Factor è scomparsa, oggi c'è una donna che rivendica il diritto e l'orgoglio di fare la cantante anche se non è più nel giro che conta. Critica anche la cultura dell'apparenza, ovvero quel meccanismo psicologico che ci fa credere che se un'artista non appare più nelle classifiche o nel gossip è morto, non è più degno di cantare.
Sullo sfondo il tema del successo, di quanto sia effimero e sfuggente e di come la società in cui viviamo ce lo fa bramare ogni giorno, convincendoci che non servono poi tanti sforzi e nemmeno anni di apprendistato. Basta una voce intonata, l'immagine giusta e il nome d'arte che colpisce e per le canzoni ci penserà l'industria musicale a confezionarti testi vuoti con i ritmi del momento.
Trovo molto istruttivo che Chiara Galiazzo che ha inseguito con caparbietà l'occasione per il successo, dopo averlo ottenuto ne sia rimasta scottata e al tempo stesso tradita da quella macchina dell'intrattenimento che le aveva fatto credere che tutto era bello e luccicante.
I concorrenti dei talent sono degli eterni Pinocchio che continuano a credere ai Mangiafuoco sempre pronti ad accoglierli per estrarre più valore economico possibile (caro lettore, leggendo libri sul capitalismo il concetto di estrazione di valore non mi va più via di mente, abbi pazienza). Pochi anni di successi in cambio di vagonate di soldi a basso sforzo per le Major e poi via, buttati nella discarica delle fiere paesane e dei locali marittimi come se si fosse un ferro vecchio.
In questa catena di montaggio atta solo al profitto chi si ricorda tutti i vincitori dell'edizione italiana? E soprattutto quanti di questi ne sentiamo ancora parlare?
Vi vengo in soccorso, ecco i vincitori dal 2008 al 2023:
Aram Quartet
Matteo Becucci
Marco Mengoni
Nathalie
Francesca Michielin
Chiara Galiazzo
Michele Bravi
Lorenzo Fragola
Giò Sada
Soul System
Lorenzo Licitra
Anastasio
Sofia Tornambene
Casadilego
Baltimora
Santi Francesi
Sarafine
Solo Marco Mengoni e Francesca Michielin hanno ottenuto una carriera degna di nota. Quindici anni di edizioni centinaia di migliaia di provinanti per trovare due soli cantanti di valore nazionale. Il resto o è stato utile per fare ascolti in tv oppure ha avuto un breve periodo di notorietà (Galiazzo, Fragola e Bravi) per poi esaurire in fretta l'energia e il consenso del pubblico.
La strada del successo è lastricata di troppe false scorciatoie in cui mettere l’arrivismo materiale prima della passione per la musica, alla voglia di esprimersi attraverso testi e note. Ancora oggi molte persone preferiscono un anno di effimera gloria sotto i riflettori a un percorso lento ma graduale che ti porti a scoprire te stesso e far crescere il talento musicale.
A pensarci bene cosa importa del successo, io lo vedo come una perenne puttana sempre pronta a offrirsi a un nuovo cliente incurante dei sentimenti, degli accordi fatti e nemmeno del rispetto e l’educazione di dirsi addio.
Il successo ti abbandona sempre sul più bello, senza una ragione, spegnendo la luce all’improvviso lasciandoti solo domande, dubbi e sensi di colpa che ti faranno credere che hai sbagliato tu qualche mossa, non sei stato alla sua altezza e per questo sarai destinato ai suoi confini in cui non sarai più visto, né giudicato ma solo ignorato.
E allora caro aspirante cantante pensaci bene prima di andare ai provini di un qualsiasi talent show, tu vali molto di più e ricordati che le strade dell’arte sono infinite, quello che conta è il messaggio che porti dentro di te, coltivalo e nutrilo di curiosità, passione e costanza e vedrai che non ci sarà bisogno di nessun giudici a dirti che tu vali.
IN BREVE 💥
Senilità. La decadenza degli USA è sintetizzata dal dibattito fra Joe Biden e Donald Trump per la Casa Bianca. Due patetici anziani che in una democrazia sana e partecipata non si candiderebbero neppure. Invece uno dei due, tornerà a guidare una nazione spaccata e divisa che non ha più la leadership di un tempo. Biden visibilmente andato di testa, Trump paranoico e complottista, non vorrei essere in chi dovrà scegliere a chi dare il suo voto.
Libertà. Il tentativo di colpo di stato in Bolivia ci dovrebbe aprire gli occhi su come ogni impero cerchi di appropriarsi di una nuova nazione. Non importa se siano USA, Cina o Russia, nel perenne Risiko mondiale tutte le democrazie sono in pericolo. Il socialista Evo Morales non doveva essere rieletto, troppo indipendente e contrario alle ingerenze straniere. A questo giro è andata bene, la libertà del popolo boliviano è salva. Per ora.
Acqua passata. L’ennesima alluvione, l’ennesima distruzione, l’ennesima comunità sfregiata, la terra che si riprende tutto con gli interessi e l’uomo può solo contare i danni e ricominciare a ripararli. Ieri l’Emilia-Romagna oggi il Piemonte e la Valle d’Aosta. Tutto sembra naturale ma un alluvione a Luglio ci dovrebbe far riflettere sul nostro rapporto con la Natura, del rispetto che non abbiamo più, di questo senso di onnipotenza che produce solo disastri.
COSE BELLE DA LEGGERE, VEDERE, ASCOLTARE 💚
Gio Evan, un vagabondo (One More Time Podcast)
Recuperare un velodromo? Ecco come hanno fatto al Vigorelli di Milano (Youtube)
Trentenni che discutono di guerra e di politica (Ivan Grieco)
COSE BELLE PER CUI COMBATTERE 🦾
Salviamo Officina Pasolini (firma qui)
In difesa del parco Don Bosco (bologna today)
Libertà per Nicoletta Dosio (firma qui)