La memoria selettiva è un fenomeno del cervello umano che determina cosa ricordiamo e cosa dimentichiamo.
A pochi giorni dal 25 aprile, la festa dalla liberazione del nazifascismo è da due anni più divisivo che mai.
L'abisso culturale tra chi ci governa (e il suo striminzito 1/3 di italiani che li ha votati) e la maggioranza per lo più silenziosa che crede poco o nulla nel ruolo della politica ma che comunque non si rispecchia nei valori post-fascisti della fiamma tricolore, è evidente.
Dopo i consueti proclami post vittoria elettorale il governo Meloni in crisi di risultati sia in campo economico che in quello politico, sta utilizzando due potenti armi psicologiche per provare (almeno) a riscrivere la storia: l'equiparazione e la memoria selettiva.
Come prima cosa bisognava togliere il marchio infamante della cattiveria al ventennio fascista e così si è iniziato a dire che anche gli altri non erano poi così tanto buoni. Il presidente del Senato Ignazio La Russa che va a onorare la memoria di Jan Palach lo scorso 25 aprile e che dice che gli attentatori di via Rasella colpirono, in realtà, una banda musicale di semi pensionati, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che chiede ai cronisti se si considerano anti-comunisti. Sono semplici esempi del tentativo (reiterato) di togliere le responsabilità storiche e politiche del fascismo in Italia. Se tutti sono cattivi nessuno lo è più.
Come se non bastasse si sta utilizzando la memoria selettiva per enfatizzare gli aspetti della storia che fanno più comodo e dimenticarne altri, più importanti, ma che ne mettono in crisi le radici culturali governative. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ricorda e chiede scusa puntigliosamente, nel Giorno del Ricordo, per le vittime delle foibe ma quando va a commemorare le vittime delle fosse ardeatine cita solo il nazismo. Oppure resta in silenzio per il raduno fascista di Acca Larenzia.
Lo fa forte di una occupazione militante della RAI che ne diventa megafono politico e informativo. Il merito tanto sbandierato sparisce. I migliori professionisti se ne vanno alla concorrenza senza che l’azienda faccia nulla per trattenerli. Fabio Fazio, Lucia Annunziata, Corrado Augias, Massimo Gramellini, Alessandro Barbero, Aldo Cazzullo e molti altri tolgono il disturbo nell’indifferenza generale.
Se non li si può allontanare si agisce con la leva della querela come fatto per Roberto Saviano (fatta quando era all’apposizione) e più recentemente con Luciano Canfora (da capo del governo), oppure la dirigenza RAI adduce “motivi economici” nel bloccare il monologo dello scrittore Antonio Scurati (letto poi dalla conduttrice Serena Bortone).
Si vuole celebrare la Nazione senza avere più gli entusiasmi nazionalisti del '900 ne occupandosi dei problemi quotidiani di quegli italiani di cui si continua solamente a riempirsi la bocca.
Il 25 aprile si festeggia la libertà ritrovata, la fine di un periodo buio, atroce, inumano che ha condotto la Patria alla distruzione, alla povertà assoluta, con il capo chino degli sconfitti che non abbiamo mai rialzato completamente visto che ancora oggi, molti pensano ancora, che eravamo dalla parte giusta.
Non importa chi ci governa, di cosa pensa o dice, la nostra testa deve essere fieramente alzata a ringraziare chi, con la vita e il suo coraggio, ci ha consegnato un Paese libero, con una Costituzione Antifascista fondata sui valori dell'uguaglianza a cui tutti hanno giurato fedeltà e obbedienza e guai a chi la tradirà nel nome di un infame che aveva preferito la fuga all'assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Viva l'Italia. Viva il 25 aprile.