C'è chi lo chiama Decluttering oppure Konmari ma se vogliamo dirlo in italiano potremmo tradurlo con "liberarsi dagli oggetti inutili".
Questo metodo viene applicato sostanzialmente dentro le mura di casa che, sfido chiunque a negarlo, sono letteralmente assediate di una quantità di oggetti comprati a poco ma che in breve tempo vengono accatastati (e dimenticati) in ripostigli, armadi, angoli bui o anfratti di cantina.
Ci sommergiamo di cose inutili oppure di cose utili ma in una quantità tale da diventare moleste, ingombranti e difficili da gestire.
È il consumismo, baby!
Il Konmari mira a liberarci di tutti quegli oggetti che non sono essenziali per la nostra vita, anzi ce la complicano dal punto di vista pratico ma anche da quello affettivo. Quanti oggetti teniamo per un flebile ricordo o per una persona che una tempo di era cara ma oggi non sa nemmeno che siamo ancora al mondo?
Sono in una fase della mia vita che ho bisogno di minimalismo, di liberarmi da tutto ciò che mi distoglie dagli obbiettivi principali che già fatico a raggiungere.
Si parte dai vestiti ovviamente, dalle camicie che sembrano non finire mai, i pantaloni bucati ma che sono ancora lì che ti guardano a testa in giù appesi a una delle infinite schiere di un armadio che sembra dover crollare da un momento all'altro. Anche le scarpe non sono da meno, un paio per ogni occasione ma che diventano cimeli in quanto le occasioni tardano ad arrivare.
E io sono un uomo non troppo vanitoso, chissà quanti armadi delle donne gridano "vi prego liberatemi da questo peso!".
In tutta la casa possiamo trovare materiale che si è accumulato senza un perché. Io ad esempio ho tantissimi vasi vuoti, di forme, colori e materiale differente che mi ricordano tutti gli esperimenti da pollice verde falliti miseramente.
Guardando quella catasta traballante e priva di una forma logica ho pensato: "quale forza misteriosa mi ha sempre evitato di risparmiarvi dall'oblio dell'indifferenziata?"
Il gesto di prendere questi vasi e infilarli senza pensarci in un sacco nero e poi, una volta riempito, chiuderlo con nodi a doppia mandata e non aspettare di portarli nei bidoni condominiali ma farlo subito per completare questa drastica decisione, non ha eguali.
Ti senti immediatamente liberato di un micro peso, sei più leggero nel non avere più un qualcosa che ti legava a un passato morto da tempo e che ti consentiva di fare spazio per qualcos'altro.
A pensarci bene se apri uno spazio non è detto che lo devi riempire subito con altro, anzi forse è meglio rimanere con lo spazio e basta, per aprire gli orizzonti e poter fare tutte le esperienze che sentiamo necessarie senza avere subito vincoli opprimenti.
Se il metodo Konmari lo slegassimo dalla pura materia ma lo applicassimo anche ai rapporti umani penso che avremmo un beneficio incommensurabile.
Quanto tempo sprechiamo a parlare, litigare, contestare, discutere e nei casi peggiori fare violenza su persone che non ci donano nulla, con cui non stiamo bene ma ci ostiniamo a essere legate a esse.
Qui la situazione si complica perché entrano in gioco i sentimenti che con la ragione fanno a pugni e ti ritrovi in un vortice di emozioni e razionalità che se non sai gestirlo bene ti portano a uno stallo a cui non riesce a dare risposte convincenti.
Devo buttare un po di passato alle spalle ma ancora non ho trovato la chiave per farlo, quella motivazione che ti porta a guardare avanti con fiducia senza più ripensamenti.
Sarà una strada lunga e tortuosa ma già esserne consapevole è un buon punto di partenza come non avere più i maglioni infeltriti che ti guardano per dirti "ma almeno una volta, mi potevi pur indossare".
IN BREVE 💥
Svalutation. Non so dove abitiate ma qui, da me, la frutta e la verdura sono care come il fuoco e uno spruzzino di Quasar costa meno di mezzo chilo di pomodori. Qui è impazzito tutto, l’economia, i supermercati, gli agricoltori e nemmeno noi stiamo troppo bene visto che continuiamo a subire questo sistema economico che non è più (da tempo) a misura d’uomo. Io mi voglio ribellare e per farlo c’è solo un modo: farsi un orto sul balcone, sperando che tutti voi, cari lettori, ne abbiate uno.
Consenso. Le democrazie liberali (o presunte tali) sono sempre più in crisi, corrose dall’interno da guerre (Ucraina, Israele), dossieraggi (Italia), elezioni truccate (Georgia e Moldavia) e delegittimazione delle istituzioni (USA). Vecchie, stanche i cui rappresentanti continuano a ignorare l’assoluto distacco dei votanti ormai stabilmente sotto il 50%. Non riescono più a dare risposte concrete di un mondo globalizzato che hanno creato loro e gli si sta ritorcendo contro.
Fierezza. Gisèle Pelicot ha 71 anni e nel processo che vede coinvolti i suoi cinquantuno stupratori (in dieci anni, con la complicità del marito che la drogava) sta dicendo tutto ma proprio tutto. Vuole cambiare la società, capovolgere il paradigma che vuole la donna stuprata in preda alla vergogna e chi l’ha abusata farla franca dal punto di vista morale. Gisèle è una boccata di aria fresca, di energia e voglia di lottare anche a costo di mettere in piazza i lati più dolori e oscuri della propria vita. Un esempio positivo di cui ne avevamo bisogno.
COSE BELLE DA LEGGERE, VEDERE, ASCOLTARE 💚
Lisa Marie Presley che arrivò a prendere 80 pillole di oppioidi al giorno: «Era troppo doloroso essere sobria» (Vanity Fair)
Un'avidità già diventata miseria (Panorama)
If Trump wins it will be a disaster' (Bernie Sanders)
They Never Intended For You To Be Free (Middle Nation)
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