Quando tutto sta collassando per incompetenza, ignoranza e quel spietato cinismo per gratificare il proprio io, non resta che distogliere lo sguardo dalle rovine che inesorabilmente si stanno disintegrando a terra per trovare qualcosa o qualcuno a cui far scontare le proprie frustrazioni.
E' quello che sta facendo l'Italia, intendo tutte le componenti politiche e sociali che compongono la comunità di individui che cercano di sopravvivere tra catastrofi ambientali sempre più frequenti, bonus dalle sembianze di mance non troppo generose e quel continuo blaterare a vanvera in perenne contrapposizione ideologica.
I migranti sono il capro espiatorio perfetto. Essi racchiudono il qualcosa (fenomeno migratorio) e il qualcuno (ondate di persone disperate) a cui poter scaricare buona parte del malessere culturale che si sta trasformando ogni giorno che passa in psicodramma.
Un fenomeno complesso e ineluttabile non può essere risolto con soluzioni semplici e nemmeno in solitudine, senza fare squadra né tantomeno non avendo un piano strategico gestionale.
L'Europa si è persa, rinchiusa nei suoi palazzi di vetro dove organi decisionali sono sempre più lontani dai cittadini ma concentrate sulle partite a scacchi di nomine e equilibrismo politico.
E così che il governo Meloni ha pensato bene di trattare i migranti come vittime sacrificali come carburante di quel consenso interno fondamentale per distogliere la ormai pochissima attenzione ai problemi strutturali sempre più gravi.
Vittime del mare
Ci siamo ormai assuefatti alle immagini delle continue fila di persone che sbarcano nei porti italiani o che vengono salvate in mare aperto ormai rassegnati alla morte. A pensarci bene non ci scalfiscono più di tanto anche i morti visibili e insivibili che popolano il mediterraneo diventato il più grande cimitero a cielo aperto d'Europa. Non ci importa chi sono queste persone, su quali abomini navali solcano le onde, ne tantomeno quali sono le loro aspirazioni o che cosa hanno veramente passato tra i lager libici e le rotte della morte. Sono percepiti come un problema, pacchi a cui dare una destinazione, un posto il più lontano possibile dalla nostra vista, che non ci intralcino il "cammin di nostra vita". Ragion per cui tutte le navi che provano a trattarli da essere umani gli viene imposto porti sicuro il più lontano possibile, una via crucis deliberatamente sadica che mira solo a "disincentivare" la disperazione come se a chi partisse gliene fregasse qualcosa.
Vittime dell'accoglienza
E se invece di rinchiuderti in un centro detentivo in Italia ti portassero in uno uguale ma in Albania come ti sentiresti? Più sollevato? Lo show della deportazione per ostentare un potere infimo, codardo, che si fa forte con gli ultimi della Terra. Con soldi pubblici, uno spreco di risorse che fa il paio con i miliardi a getto continuo che diamo all'Ucraina in armamenti. E dopo i coriandoli arrivano i sonori ceffoni e le inevitabili frigne.
Vittime del lavoro
Per chi approda sul lembo di terra a forma di stivale e ci rimanesse per volontà o fato gli toccherà ingrossare le file degli sfruttati. Rider, fattorini, domestici, camerieri da fast food o chissà quale altro lavoro sottopagato e fisicamente spossante dovrà accettare per provare a non finire nella disperazione della povertà assoluta o nell'inferno della criminalità organizzata. Perché non accettare i titoli di studio dei paesi africani, farli competere ad armi pari nel mercato del lavoro, invece di evocare piani pluriennali utili solo alle fabbriche di Stato?
Vittime della gestazione
E mentre in parlamento andava in scena l'ennesimo show sulla discussione della gestazione per altri come "reato universale" mi sono imbattuto in un parlamentare di Fratelli d'Italia che "difendeva" i migranti, vittime a suo dire, del traffico di parti per altri. Non bastava il trattamento che li riserviamo, ora li utilizziamo anche come feticcio per affermare che i figli si fanno solo come dice lo Stato.
In tutta questa vicenda i migranti sono le vittime silenziose, impotenti a cui è stata tolta persino la speranza di un futuro diverso da quello che hanno visto.
E mi ci ritrovo anche io con loro, in un momento in cui vorrei viaggiare, imparare cose nuove, rovesciare equilibri interni, diventare un migrante pieno di voglia di stupirsi per l'incerto, per capire nel modo più profondo la vita e quanto sia difficile gestirla e indirizzarla.
Ma io sono un migrante privilegiato, ho documenti, soldi, pelle bianca e vestiti buoni e mi dicono di non voltarmi indietro per lasciare gli ultimi ancora più soli, invece c'è bisogno di fermarsi per tendergli la mano e viaggiare insieme perché tutti hanno il diritto di essere i protagonisti del mondo.
IN BREVE 💥
Citare. Trovo interessante il contributo di Loredana Lupperini nell’ampliare l’articolo 70 della Legge sul Diritto d’Autore (1941) che sta incatenando la creatività degli scrittori nel non poter più citare liberamente altre opere d’arte ma solo tramite parafrasi. Nella cultura è fondamentale contaminarsi e quindi citare altre opere per far nascere nuove forme d’arte che possono affermarsi solo attraverso questi preziosi link.
Finanza. Appena finito di leggere Finazcapitalsimo di Luciano Gallino scritto intorno al 2010 ma attualissimo in quanto stiamo vedendo gli effetti nefasti del pensiero finanziario sulla nostra società sempre più iniqua e squilibrata. Un libro per capire i meccanismi che regolano l’economia mondiale e quindi le nostre vite in mano a tecnocrati di cui non conosciamo ne volto ne pensieri.
Vela. Ci eravamo appassionati a Luna Rossa diventando provetti skipper e navigati lupi di mare che odoravano il profumo della vittoria della Coppa America. Anche se siamo un popolo di navigatori riusciamo meglio nel salto del carro e finita l’avventura del catamarano di Prada, c’è qualcuno che è andato a vedere chi ha vinto? Vi risparmio la fatica: New Zealand
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